EXPORT, ZOPPAS (ICE): “I DATI ISTAT SULLE ESPORTAZIONI ITALIANE REGISTRANO ANCORA UNA LIEVE CRESCITA NEI PRIMI NOVE MESI DELL’ANNO, GRAZIE SOPRATTUTTO AGLI AUTOVEICOLI, NONOSTANTE SETTEMBRE EVIDENZI LE DIFFICOLTÀ DEL MOMENTO, CAUSATE ANCHE DALLO STALLO DE

“I dati diffusi oggi dall’ISTAT sulle esportazioni italiane di settembre confermano una volta di più la loro volatilità. Il colpo di coda atteso e sperato dopo i risultati positivi di agosto non si è infatti verificato, come ben evidenziato dai dati di settembre, in flessione sul mese precedente del 4,5%: una riduzione su cui pesano vendite occasionali di elevato impatto nel settore navale, rilevate ad agosto 2023, al netto delle quali la perdita congiunturale rispetto ad agosto di quest’anno si attesterebbe intorno al 2%.

 

In peggioramento anche le performance su base annua, con le esportazioni di settembre 2023 in calo del 6,6% in termini monetari su settembre 2022, tanto sui mercati UE (-6,3%) quanto su quelli extra UE (-6,9%). Tra i settori che hanno patito maggiormente nei 12 mesi, quello dei metalli di base e dei prodotti in metallo (-19,4%), degli articoli in pelle e simili (-14,4%) – escluso l’abbigliamento -, e quello delle sostanze e dei prodotti chimici, in calo del 13,7%. In controtendenza l’export di autoveicoli, in crescita di oltre il 20%. Sul fronte dei mercati, a pesare soprattutto Stati Uniti (-11,9%) e Regno Unito (-11,4%), mentre a livello UE continuano le difficoltà della Germania (-7,8%), a causa del preoccupante rallentamento in corso.

 

A darci speranza sono i primi nove mesi dell’anno, che vedono l’Italia comunque salda al terzo posto per export tra i Paesi dell’Unione Europea: con la citata riduzione del 6,6% del solo mese di settembre rispetto allo stesso mese del 2022, infatti, il risultato cumulato dei primi 9 mesi esprime una crescita totale delle esportazioni italiane per un valore di 466,5 miliardi di euro, in crescita dell’1% (era +2,3% nei primi 8 mesi). Un risultato sostenuto principalmente dalla vendita di mezzi di trasporto (+13,8%), macchinari (+10,5%), prodotti alimentari, bevande e tabacco (+6,5%) e articoli farmaceutici (+5,1); contribuiscono negativamente al dato, invece, tutti i settori particolarmente "elastici" al prezzo, soprattutto delle materie prime: i petroliferi raffinati (-26,1%), i metalli e prodotti in metallo (-10,7%) e la chimica (-8,6%).

 

Solo nel prossimo periodo avremo evidenze concrete dei primi impatti del conflitto tra Israele e Palestina sui mercati internazionali, e sul nostro export: accanto all’angoscia per il dramma umanitario in atto, a preoccuparci sono le possibili conseguenze sulla disponibilità e costo di materie prime energetiche e materie prime ad alto consumo energetico, e quanto potrebbe accadere relativamente al costo dei fattori produttivi e della logistica. Il rischio è quello di vivere nuovamente una situazione simile a quella affrontata nel periodo pandemico, con le ripercussioni che tutti ben ricordiamo su attività produttive e vita delle famiglie. C’è ancora una buona speranza che la tendenza si possa invertire”.